Il ritratto vero oltre la somiglianza

Il ritratto realistico e il ritratto vero

Secondo Wikipedia “Il ritratto è una rappresentazione di una persona secondo le sue reali fattezze e sembianze.”  Detto così basterebbe riprodurre queste sembianze ed aver automaticamente il ritratto del soggetto. Con le tecniche disponibili oggi chiunque può farlo anche senza particolare capacità. Infatti, internet pullula di disegni e dipinti fatti con la tecnica della quadrettatura o,  peggio, della proiezione o della tela prestampata. Mezzi che aiutano a creare un’immagine anche di qualità fotografica, ma non ci danno una reale rappresentazione del soggetto e soprattutto non trasmettono emozioni.  Risultano belli, patinati si ma anche artificiali, senza vita. Inoltre, essendo fedeli copie, non danno spazio alla creatività artistica, sono del tutto anonimi,  non esprimono la visione dell’artista né incorporano il suo stile.

Infatti  riprodurre le sembianze non basta, nella stessa pagina Wikipedia troviamo: “In realtà il ritratto non è mai una mera riproduzione meccanica delle fattezze (come una maschera di cera modellata su un volto o una qualsiasi impressione fotografica), ma vi entra comunque in gioco, per definirsi tale, la sensibilità dell’artista, che interpreta le fattezze secondo il suo gusto e secondo le caratteristiche dell’arte del tempo in cui opera.”

Un pittore o disegnatore che si limita a riprodurre fotografie con le tecniche di cui sopra  (e che a mio avviso non è un artista, al massimo un artigiano), imbroglia prima di tutto se stesso. In genere non è capace realizzare un disegno decente dal vero, né fare ciò che secondo me è di importanza vitale per un artista: cogliere e rappresentare la vita stessa.  Chi copia in modo servile le fotografie spesso non ha conoscenze anatomiche, non sa nulla della prospettiva, non è capace effettuare qualsiasi modifica al soggetto (per esempio ruotare o inclinare la testa, ecc.), né disegnare un volto dalla memoria o dall’immaginazione. In mancanza di queste capacità tecniche non riesce a comunicare la propria visione del mondo, creare un proprio stile, trasmettere emozioni. I quadri realizzati così lasciano il tempo che trovano, sono sterili, e a mio avviso, del tutto inutili.

Qualcuno obietterà: ma anche i grandi maestri del passato hanno usato coadiuvanti nel loro lavoro. Dev’essere chiaro però che loro avevano comunque le capacità del disegno dal vero, facevano molti schizzi, si ispiravano alla realtà. Usare eventuali mezzi serviva ad accelerare il lavoro, realizzare dipinti di grandi dimensioni per cui è proprio necessario l’uso della quadrettatura, dello spolvero, ecc.

L’uso della fotografia può risultare comunque utile, anch’io spesso realizzo quadri da foto trasmesse dai committenti, molte volte ciò è proprio inevitabile, per esempio in caso di persone defunte o di commissioni che arrivano da luoghi lontani, ecc.  Non sono però mai serva di queste fotografie, non le seguo letteralmente, pur badando ovviamente alla somiglianza, senza la quale il ritratto non è un ritratto. In caso di dipinti di grandi dimensioni o murales, MAI nei ritratti, qualche volta uso una quadrettatura  grossolana quanto basta per orientarmi sulla tela.  Come faccio allora ad assicurare la somiglianza e dare quel tocco in più che rende vitale un ritratto? Per rendere un ritratto vero e realistico, osservo attentamente i tratti, cerco di percepire la persona e il suo modo di essere e poi lavoro liberamente.  Disegno e dipingo sempre di getto, a mano libera, lasciando che l’esperienza e l’istinto mi guidino la mano, mentre emerge il volto dalla tela o dal foglio e ad un certo punto avverto come  la presenza di un altro essere davanti a me. Questo è un miracolo di vita che non cambierei per nessuno ritratto fotorealistico al mondo.

Infatti, è questa la grande sfida, cogliere l’essenza della persona, l’atmosfera, rendere il ritratto vero, reale, dargli il soffio vitale. Questo miracolo non sempre succede, ma quando c’è,  lo si percepisce come una reale presenza. I ritratti di Rembrandt, Van Gogh ed altri grandi maestri non hanno certamente la qualità fotografica, però, magari con poche pennellate, esprimono una forza prorompente e vitale che buca lo schermo, in questo caso  la tela o il foglio. Per me questo è un ritratto vero.

E’ questo quindi il mio obiettivo, dar vita, artisticamente parlando, a personaggi sulla tela. E’ un obiettivo molto ambizioso, richiede molto lavoro, ma in vita mia non ho cercato mai scorciatoie e applausi facili, non mi sono mai risparmiata quando si trattava di lavorare. Credo infatti che certi risultati si ottengono solo con un incessante e duro lavoro. Proseguo quindi nel mio percorso da autodidatta, insensibile ai richiami delle sirene che cantano della presunta inutilità della pittura realistica nell’epoca moderna o che suggeriscono di usare trucchi per ottenere risultati facili e veloci, lasciandomi guidare invece dallo spirito dei grandi maestri.

Vorrei infine precisare che si tratta di una mia scelta, non ho niente contro gli artisti che realizzano opere iperrealistiche, anzi ne ammiro la pazienza e la manualità, anche se non condivido i loro obiettivi. Nella mia visione la tecnica è un mezzo e non il fine. Quello che mi dà fastidio invece quando si intende ingannare il pubblico, spacciando per bravura ciò che invece è solo un trucco.

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